percorsi formativi

Programmazione Corsi di aggiornamento Ottobre 2023 -  Dicembre 2024

Come anticipato nella Circolare n° 1/2023 è intendimento del Consiglio Direttivo realizzare da Ottobre 2023 un Programma di Formazione continua attraverso la realizzazione di Corsi di aggiornamento sia per adempiere ad un preciso obbligo formativo previsto dall’attuale normativa per tutti gli Operatori Sanitari, ma anche per mantenere e sviluppare abilità ed acquisire competenze che consentono agli Infermieri di agire nel modo più efficiente ed efficace possibile. Pertanto si riporta di seguito il programma con i Corsi di aggiornamento che si intendono realizzare:

  1. BASIC LIFE SUPPORT DEFIBRILLATION;
  2. RETRAINING BASIC LIFE SUPPORT DEFIBRILLATION
  3. LA RESPONSABILITA' PROFESSIONALE DELL'INFERMIERE ALLA LUCE DELLE NUOVE NORMATIVE
  4. L’INFERMIERE DEL TERZO MILLENNIO : DAL DEMANSIONAMENTO ALLE COMPETENZE SPECIALISTICHE
  5. STRATEGIE OPERATIVE PER UNA CORRETTA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO
  6. NUOVI TRAGUARDI NEL PROCESSO ASSISTENZIALE DEL PERI-OPERATORIO


Si richiede pertanto ad ogni iscritto di far pervenire con la PEC personale la scheda di partecipazione ai Corsi di aggiornamento che andrà compilata ed inviata da ogni iscritto interessato all’OPI di Enna.

E’ stato chiesto dalla FNOPI che vengano inseriti nell’elenco dei direttori di struttura complessa del ruolo sanitario – tenuto dal Ministero della Salute – anche i direttori di pari incarico delle direzioni infermieristiche.

Quanto sopra in ottemperanza al DL 158/2012 che recita: ” a) la selezione viene effettuata da una commissione composta dal direttore sanitario dell’azienda interessata e da tre direttori di struttura complessa nella medesima disciplina dell’incarico da conferire, individuati tramite sorteggio da un elenco nazionale nominativo costituito dall’insieme degli elenchi regionali dei direttori di struttura complessa appartenenti ai ruoli regionali del Servizio sanitario nazionale.
Quanto sopra attraverso apposito atto di modifica del vigente Accordo Stato Regioni del 26 settembre 2013 Rep. Atti n. 134/CSR, recante ” Elenco nazionale dei direttori di struttura complessa ai fini della composizione delle commissioni di valutazione del conferimento degli incarichi di struttura complessa per i profili professionali della dirigenza del ruolo sanitario”.

Si evidenzia che quanto sopra permetterà alle Aziende Sanitarie di avere uno strumento per poter attivare in modo omogeneo le procedure per definire i predetti incarichi.
Si corregge quindi una prassi – presente in alcune regioni per una mancata armonizzazione delle norme, stante la data di entrata in vigore della legge 251 del 2000 – inerente all’istituzione della dirigenza infermieristica.

La formazione in simulazione, all’interno dei processi formativi, rappresenta una metodologia che si pone l’obiettivo primario di migliorare la qualità e, soprattutto, l’efficacia dell’attività clinico assistenziale.

Questa, attraverso lo sviluppo delle competenze professionali, cerca di garantire l’eccellenza delle cure e dell’assistenza, elementi fondanti della Clinical Governace.

La simulazione non è una tecnologia: è una metodologia didattica. È utile per insegnare le competenze cliniche, ma anche per il lavoro di team e per la comunicazione. Può essere utilizzata per standardizzare il training, soddisfare le linee guida basate sulle prove e raggiungere obiettivi specifici.
C’è un cambio di mentalità: da cosa consente di fare la simulazione a come è possibile utilizzarla al meglio per migliorare la cura della persona. La ricchezza di letteratura a sostegno degli aspetti positivi della simulazione in campo sanitario è in continua crescita.

Tuttavia la sua disponibilità per tutto il personale sanitario rimane ancora frammentaria e dipendente dalla sensibilità e dalla lungimiranza delle diverse istituzioni formative. Nonostante questo, i progressi nella simulazione per la formazione del personale sanitario continuano a crescere – anche se a livelli e con velocità diverse – all’interno delle organizzazioni sanitarie.

Oggi è sempre più evidente la necessita di stabilire dove e come applicare al meglio la metodologia della formazione in simulazione in modo sempre più integrato anche per sostenere i professionisti sanitari e non nello sviluppo delle proprie competenze al fine di ottenere i migliori risultati per le persone assistite. Altri sistemi complessi, al pari di quello sanitario, hanno già incorporato sistematicamente la simulazione nei propri processi formativi, anche se nessun settore risulta uguale all’altro.

La pratica clinica ed assistenziale si caratterizzano per la loro sempre maggiore imprevedibilità ed incertezza e pongono nuove ed importanti sfide anche al personale con maggiore esperienza.

Pertanto, diventa fondamentale considerare la metodologia della formazione in simulazione come una delle migliori strategie per mantenere, aggiornare e sviluppare le 6 competenze dei professionisti sanitari e affrontare le responsabilità relative alla pratica professionale.

All’estero sono numerose le istituzioni che già richiedono la documentazione dell’addestramento simulato, la simulazione nel campo infermieristico è già diventata parte del curriculum formativo e alcuni centri di simulazione vengono gestiti da personale infermieristico (International Nursing Association for Clinical Simulation and Learning).


VAI AL DOCUMENTO SULLA FORMAZIONE IN SIMULAZIONE: RACCOMANDAZIONI PER UNA BUONA PRATICA 

L’11,8% degli organici di Asl e ospedali presenta inidoneità fisiche che ne limitano la mansione svolta e di questi il 7,8% presenta inidoneità parziali permanenti. Lo 0,4% raggiunge invece un’inidoneità totale. Le più colpite sono le donne: 79,6% contro il 20,4% degli uomini. E le inidoneità aumentano con l’età: meno del 4% tra 25 e 29 anni, 24% medio, ma con picchi fino al 31% tra 60 e 64 anni.
La prima analisi sulle limitazioni alla mansione tra gli operatori della Sanità è del Cergas Bocconi, che ha analizzato nell’indagine “Le inidoneità e le limitazioni lavorative del personale Ssn. Dimensioni del fenomeno e proposte” un campione di aziende a livello nazionale e attraverso una metodologia progettata insieme agli attori-chiave del fenomeno (datori di lavoro, organizzazioni sindacali, medici competenti). Il campione analizzato comprende una griglia di rilevazione compilata da 49 Aziende sanitarie pubbliche, compilata grazie ai partner Bocconi: Anma (Associazione Nazionale Medici d’Azienda), Fiaso (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere), Ipasvi, Simlii (Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale) ed è finanziato grazie al generoso supporto di Ausl della Valle d’Aosta, Cisl, Nursind, Regione Basilicata, Regione Umbria e Regione Veneto. L’indagine è partita nel 2014 e ha concluso la prima fase della sua attività a dicembre 2015.
Quando si parla di inidoneità, spiega la ricerca, ci si riferisce nel 49,5% dei casi a quelle relative alla movimentazione dei carichi, nel 12,6% alle posture e nel 12% al lavoro notturno e alla reperibilità (ma ci sono anche “altre” inidoneità che rappresentano l’11% del totale e si riferiscono all’esposizione ai videoterminali, al rischio biologico, al contatto con i pazienti, all’impossibilità di operare in specifici reparti o svolgere particolari azioni ecc.).

Per quanto riguarda il ruolo svolto dagli operatori inidonei, la ricerca indica che la categoria più colpita è quella del personale di ruolo sanitario o tecnico di area sanitaria con mansioni operative e/o di tipo socio-assistenziale (ad esempio Operatori socio-sanitari – Oss, Operatori tecnici dell’assistenza – Ota, ausiliari specializzati): il 24,1% presenta una o più limitazioni. Segue la prevalenza delle limitazioni in chi svolge professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche (categorie D o Ds) col 15,1% dei casi, o nel personale di ruolo tecnico delle categorie C, Bs o B (ad esempio assistenti o operatori tecnici; 13,4%). Solo il 4,8% dei dirigenti di ruolo sanitario, professionale, tecnico e amministrativo è invece totalmente o parzialmente inidoneo, mentre i meno colpiti dalle limitazioni sono i collaboratori professionali, tecnici o amministrativi e gli assistenti religiosi (personale ruolo professionale, tecnico o amministrativo nelle categorie D o Ds; 0,7%).

Grazie ai risultati della ricerca, Cergas Bocconi individua poi alcune misure utili per migliorare la gestione il fenomeno delle inidoneità e delle limitazioni lavorative.
Gli interventi proposti sono organizzati in quattro sezioni:

  • Introdurre sistemi di rilevazione di informazioni codificate e fruibili
  • Sviluppare le competenze attraverso communities of practice
  • Rinnovare e rafforzare il ruolo dell’azienda nella gestione delle
  • Rivedere le relazioni interistituzionali e le regole di sistema

La prima linea di azione che la Federazione intende percorrere è farsi promotrice di nuovi modelli organizzativi che siano legati da un lato alle esigenze dei pazienti, sempre di più anziani e malati cronici appunto e dall’altro alle esigenze dei professionisti. I due cardini su cui agire sono il disease e il diversity management e le politiche di conciliazione tempi lavoro-famiglia. Per il primo è necessaria una formazione specifica che preveda la riprogettazione dei servizi e dei percorsi degli utenti, che partono e finiscono nel territorio, con modelli capaci di garantire la presa in carico di lungo periodo di pazienti con patologie croniche a rischio di evoluzione negativa per la loro malattia e accanto a questi l’eterogeneità del personale, cultura e valori organizzativi, strategia organizzativa, interesse da parte dei vertici e del management. Per il secondo sono necessarie maggiori tutele per le lavoratrici autonome o parasubordinate e per i genitori affidatari o adottivi e, per quanto riguarda l’organizzazione aziendale, sarebbero necessari incentivi, normativi e contributivi, per chi adotta soluzioni innovative per conciliare i tempi di vita e lavoro dei propri dipendenti”.

Gli infermieri hanno chiaro il loro ruolo come supporto ai cittadini per rendere più incisivi i loro bisogni di salute. Ma anche come guida per supportare i più fragili e le loro associazioni nel dedalo delle regole (anche regionali) di accesso alle terapie e alle cure del Servizio sanitario nazionale, selezionando, nel caso, con loro e per loro anche una serie di interventi mirati alle reali necessità che possono trovare supporto nell’implementare la prescrizione infermieristica specificatamente a quei presidi e materiali pertinenti all’assistenza infermieristica. Si tratta della prescrizione di trattamenti o azioni infermieristiche e in quella di ‘collaboratore’ con gli altri membri dell’equipe. Sarebbe un’occasione per promuovere la crescita della professione e dare maggiore efficacia ed efficienza all’intero sistema, agevolando i cittadini, fornendo loro risposte più congrue e rapide ai bisogni assistenziali. È essenziale adeguarsi con i tempi e con gli altri stati europei, credere nelle loro capacità e competenze, per creare un infermieristica italiana che contribuisca al miglioramento del Servizio sanitario nazionale.

In Italia, si potrebbe prevedere la prescrizione diretta di presidi per l’assistenza, ma anche di farmaci, secondo protocolli condivisi con gli stessi medici, equiparando gli infermieri che operano nel nostro Paese allo stesso livello dei loro colleghi all’estero. (In diversi Paesi Europei esistono infatti già gli infermieri in codificati ambiti di continuità terapeutica). L’Italia, così come gli altri Stati europei, avrebbe dovuto porre in atto le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alle citate Direttive Europee entro il 25 ottobre 2013.

Rimane auspicabile nel prossimo futuro la realizzazione di protocolli condivisi tra professionisti e istituzione, in grado di regolamentare e indicare con chiarezza gli ambiti prescrittivi della professione infermieristica che potrebbe essere utile ad esempio nell’ambito del wound care, dei dispositivi vascolari, delle stomie ecc.
Ad esempio, nel Regno Unito, l’infermiere ha la possibilità di prescrivere un numero ristretto e ben definito di farmaci, nel contesto di un piano clinico paziente specifico dopo diagnosi medica. Altra esperienza di rilievo è quella della Spagna, in cui non si parla mai di prescrizione ma di dispensazione di medicinali. L’ordine di dispensazione è il termine utilizzato al posto della ricetta medica.

Nel nostro Paese – allo stato attuale la norma di riferimento (d.lgs. 219/2006 – titolo VI) individua tra i soggetti legittimati a prescrivere il farmaco solamente i medici. Pertanto, qualora si volesse sperimentare un percorso di estensione di questa facoltà, in casi ben definiti e sempre in accordo con il medico di riferimento, sarebbe indispensabile un cambiamento della norma.

Le Regioni (Commissione Salute) fin dal febbraio 2013 (ribadita nel 2015) hanno già espresso il proprio parere positivo alla proposta pervenuta loro dal ministero della Salute in merito allo schema di accordo per la ridefinizione e l’approfondimento delle competenze e delle responsabilità delle professioni sanitarie infermieristiche.

Una necessità dettata – oltre che dalle evidenze internazionali, da quelle delle Regioni virtuose in cui i meccanismi sono di fatto già funzionanti e dalle analisi dei maggiori centri di ricerca italiani – dalla costante e profonda evoluzione nei settori scientifico, epidemiologico, demografico, formativo/professionale e lo sviluppo dell’informatizzazione e delle tecnologie con conseguente rimodulazione dei processi assistenziali e dei modelli organizzativi in ambito sanitario e sociosanitario.
Le competenze specialistiche degli infermieri ufficialmente, omogeneamente e normativamente riconosciute hanno la capacità già indicata dalle stesse Regioni di favorire lo sviluppo delle funzioni professionali in correlazione con gli obiettivi di educazione, prevenzione, cura, assistenza riabilitazione e ricerca previsti dalla programmazione sanitaria nazionale e regionale.

Le specializzazioni degli infermieri, inoltre, consentirebbero un miglior sviluppo di strutture a bassa intensità di cura (ospedali di comunità, reparti a gestione infermieristica, ambulatori infermieristici su wound care, picc, enterostomie ecc.), ad alta intensità di cura (pronto soccorsi con trattamento infermieristico dei casi minori, mezzi di soccorso avanzati infermieristici in emergenza urgenza ecc) permettendo un maggiore raccordo tra ospedale e territorio, abbattendo le liste di attesa e consentendo di venire incontro a un maggior numero di bisogni dei cittadini.
Le specializzazioni degli infermieri dovrebbero essere struttura su almeno tre livelli: 1° livello, successivo al conseguimento della laurea triennale, relativo a specifiche competenze tecniche, educative, relazionali finalizzate alla gestione di problemi assistenziali trasversali a popolazioni, setting, o patologie; 2° livello, successivo al conseguimento della laurea triennale ed eventuale master di primo livello, relativo a un’area specialistica; 3° livello: successivo al conseguimento della laurea magistrale ad indirizzo clinico, per l’acquisizione di un’ulteriore specializzazione in una delle tipologie afferenti all’area di indirizzo conseguita.

La laurea magistrale a indirizzo clinico dovrebbe prevedere l’insegnamento teorico-pratico a indirizzo comune, insegnamento teorico-pratico in una delle aree specialistiche (infermieristica in cure primarie, infermieristica medica, infermieristica chirurgica, infermieristica intensiva e dell’emergenza-urgenza, infermieristica in salute mentale e delle dipendenze, infermieristica neonatale e pediatrica), con iniziali approfondimenti ed elaborazione delle tesi finale in una delle tipologie specialistiche afferenti all’area di indirizzo.

Martedì, 14 Maggio 2019 09:18

Nuova Rete Ospedaliera Regione Sicilia 2019

Il documento, firmato l’11 gennaio 2019 e denominato “Adeguamento della rete ospedaliera al D.M. 2 aprile 2015, n. 70”, recepisce le ultime indicazioni provenienti dal ministero della Salute ed è comprensivo di:

  1. documento metodologico per la riorganizzazione del Sistema di Rete dell’Emergenza-Urgenza della Regione siciliana (allegato 1);
  2. tabelle di dettaglio sull’organizzazione della rete ospedaliera “Focus per presidio” (allegato 2);
  3. tabelle di dettaglio sull’organizzazione per bacini della rete (allegato 3);
  4. cronoprogramma standard discipline ex D.M. n. 70/2015 (allegato 4);
  5. cronoprogramma riorganizzazione reti tempo dipendenti e reti assistenziali (allegato 5);
  6. cronoprogramma riorganizzazione PPI/PTE (allegato 6)


In totale i posti letto previsti sono 18.051, di cui 14.637 per acuti e 3.414 post acuti.
Le strutture sanitarie facenti parte del nuovo sistema di rete dell’emergenza urgenza sono:

  1. DEA II (Hub): 7
  2. DEA I (Spoke): 23
  3. P.S. base: 15
  4. P.S. zona disagiata: 11
  5. P.S. alto rischio ambientale: 1

Le Aziende ospedaliere, le Aziende sanitarie provinciali, le Aziende ospedaliere universitarie Policlinico, gli IRCCS, gli ospedali classificati, dovranno ottemperare alle disposizioni programmatiche di cui al decreto in ossequio ai tempi definiti dai cronoprogrammi, previo adeguamento dei rispettivi atti aziendali.
Inoltre l’Assessorato della salute effettuerà un’azione di costante monitoraggio sull’attività assistenziale individuando gli indicatori di performance delle singole discipline che vengono mantenute in deroga per le motivazioni esplicitate nel documento metodologico (attività, volumi ed esiti) anche al fine di procedere ad ulteriori riorganizzazioni e rifunzionalizzazioni, ove le risultanze del monitoraggio ne fornissero le indicazioni.

Documenti allegati

 

Il gruppo di lavoro per la Libera Professione Infermieristica della F.N.O.P.I. ha prodotto un Vademecum, pensato e realizzato con l'obiettivo di fornire agli infermieri che intendono inserirsi nel mondo sanitario come liberi professionisti - o che già esercitano con tale modalità - un facile strumento informativo e di operatività.

Con questo strumento la F.N.O.P.I. e l’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica (ENPAPI), intendono sottolineare ancora una volta l'impegno, soprattutto verso gli infermieri di fresca laurea, per sostenere e promuovere un approccio e un'assistenza libero professionale che si richiama ad un quadro giuridico e deontologico chiaro e condiviso e che utilizza modalità operative e strumenti professionali omogenei su tutto il territorio nazionale.

Nell'attuale panorama contrassegnato da affanno economico e contenimento della spesa sanitaria, la collettività infermieristica intende proporsi come una possibile nuova risposta alle necessità emergenti, attingendo al suo bagaglio cognitivo, esperienziale e valoriale e alle diverse modalità di espressione ed esercizio professionale. In questo quadro, l'esercizio libero professionale può essere inteso come un’opportunità e una sfida per aumentare la compliance dell'offerta sanitaria pubblica, concorrendo all’effettuazione di percorsi di presa in carico olistica dell’assistito, di cura finalizzati alla risposta appropriata e di qualità ai bisogni di assistenza infermieristica. Gli infermieri libero professionisti, infatti, possono correlarsi alle strutture del SSN per arricchire l’offerta sanitaria e per dare risposta alle richieste di interventi integrativi e/o aggiuntivi provenienti dalla collettività.

Il Vademecum si presenta dunque come uno strumento con valenza informativa e operativa fruibile dagli infermieri che intendono svolgere o già svolgono attività libero professionale ed ha lo scopo di:

  • sostenere gli iscritti O.P.I. che intendono svolgere attività libero professionale, con particolare attenzione agli infermieri neolaureati;
  • fornire agli infermieri libero professionisti maggiori elementi normativi di utilità e strumenti per l'operatività assistenziale;
  • suggerire e supportare un comportamento professionale omogeneo sull’intero territorio nazionale;
  • orientare e sostenere gli O.P.I. :
    - nella definizione e gestione dei rapporti con gli infermieri libero professionisti;
    - nello svolgimento della funzione di certificazione dei professionisti singoli e aggregati;
    - nella funzione d’interposizione intra e inter professionale in caso di conflittualità.

Il Vademecum è stato suddiviso in aree riguardanti:

  1. Norme comportamentali inerenti ai principi generali che i professionisti devono rispettare indipendentemente dalla modalità operativa adottata
  2. Indicazioni legate alle diverse forme di esercizio libero professionale
  3. Indicazioni per la gestione commerciale dell’attività libero professionale, con riferimenti per la determinazione del compenso professionale e per la gestione della pubblicità sanitaria
  4. Aspetti assicurativi e previdenziali previsti per l’attività libero professionale
  5. Indicazioni inerenti la documentazione assistenziale necessaria per un esercizio professionale tutelato e rispettoso delle norme vigenti.

E' possibile scaricarlo liberamente in formato pdf a margine di questa pagina.

Venerdì, 04 Marzo 2022 18:55

Co.Ge.A.P.S

Il Co.Ge.A.P.S. (Consorzio Gestione Anagrafica Professioni Sanitarie) è un organismo che riunisce le Federazioni Nazionali degli Ordini, tra cui FNOPI, e le Associazioni dei professionisti della salute che partecipano al programma di Educazione Continua in Medicina (ECM).

Secondo quanto stabilito dall’Accordo Stato Regioni del 5 Novembre 2009, il Co.Ge.A.P.S. è “l’organismo nazionale deputato alla gestione delle anagrafiche nazionali e territoriali, dei crediti ECM attribuiti ai professionisti che fanno capo agli Ordini, Collegi nonché le rispettive Federazioni nazionali e Associazioni professionali, consentendo a questi le relative funzioni di certificazione delle attività formative svolte”.


Le attività del Consorzio prevedono:

La gestione dell’anagrafe centralizzata che, integrata con i sistemi locali dei singoli ordini professionali, si ponga come compito quello di favorire una visione unica e globale dell’operatività, senza eludere né togliere le competenze demandate legalmente a ciascun ordine professionale.

Un portale internet, quale punto di riferimento per gli operatori sanitari (funzione di anagrafica ai fini ECM) e strumento per una migliore comunicazione istituzionale e professionale. Il portale costituisce, inoltre, un punto di accesso per l’erogazione dei servizi di anagrafica e di ECM poiché è un sistema predisposto per l’autenticazione e la profilazione degli utenti a garanzia delle Istituzioni di riferimento.

Il Co.Ge.A.P.S. ha per oggetto:

La gestione di una banca dati Nazionale dei crediti ECM acquisiti dai professionisti della Salute
La gestione di un sistema unitario e condiviso per la gestione dei crediti formativi acquisiti dai singoli professionisti della salute sulla base dei criteri e delle modalità stabiliti dalla Commissione Nazionale ECM nell’ambito del progetto nazionale di Educazione Continua in Medicina.

La funzione di riferimento per l’accesso alla banca dati Nazionale dei crediti ECM per tutti i soggetti pubblici – quali Regioni, Aziende Sanitarie, Ministero della Salute, Age.Na.S., Enti di ricerca, ASSR, ISS, Università, ISPESL, CCM – aventi specifici obblighi o funzioni e compiti in materia.

L’implementazione e la gestione, in coordinamento con il Ministero della Salute e con gli Ordini, Collegi e Associazioni professionali, del dossier formativo individuale e di gruppo.

La gestione operativa in fase applicativa in condizione di parità tra tutti i consorziati, compreso il reperimento di finanziamenti e tecnologie per i medesimi.

La realizzazione di studi e di progetti di fattibilità in relazione alle singole attività dei consorziati ed a favore di questi ultimi in materia di ECM.

ACCEDI ALLA AREA RISEVATA COGEAPS PER VERIFICARE I CREDITI ECM
Collegarsi al link : https://application.cogeaps.it/cogeaps/login.ot

Domenica, 09 Dicembre 2018 10:12

La gestione delle ulcere cutanee

Atti relativi al corso sulla Gestione delle ulcere cutanee

  • Il ruolo dell'infermiere nella gestione delle ulcere cutanee acute e croniche.
    Il trattamento appropriato delle ulcere da pressione